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Viaggio in Islanda – Primo giorno

Fotografia / 30 Settembre 2024

Il 24 agosto è diventato una data scolpita nei  nostri ricordi. Non era previsto che partissimo così presto, ma, come spesso accade nella vita, è bastata una singola conversazione per dare forma a un nuovo capitolo. Nicolò Cesa di IslandInsider ci ha raccontato l’Islanda in un modo che ha smosso qualcosa dentro di noi. Ottobre, il mese in cui inizialmente saremo dovuti partire, sembrava troppo distante. L’Islanda, con la sua forza grezza e selvaggia, ci chiamava ora. E così, quasi senza pensarci troppo, abbiamo fatto le valigie. Cinque cuori, cinque vite in movimento: noi genitori e i nostri tre figli, Jonathan, Natalie e il piccolo Loris, di appena tre anni.

I viaggi sono strani meccanismi di cambiamento: ti mettono in moto, e mentre i tuoi piedi lasciano una terra, la tua isola, la tua mente entra in un’altra dimensione. Il viaggio è una transizione, una sorta di sospensione del tempo. Volare con Swissair, fare scalo a Zurigo, era come essere in un limbo, un passaggio tra il conosciuto e l’ignoto. Era come se l’aria stessa si caricasse di aspettative. Ci si prepara con i bagagli, ma quello che davvero porti è dentro di te: pensieri, speranze, dubbi.

Ed ecco che in volo, sopra l’immensità dell’oceano, la terra che ci attendeva ci ha dato il suo benvenuto nel modo più spettacolare possibile: un’eruzione vulcanica vicino all’aeroporto di Keflavik. C’è qualcosa di profondamente filosofico in un vulcano che erutta. È il simbolo della potenza della natura, del fatto che, nonostante i nostri piani, la vita ha sempre il suo modo di ricordarci quanto siamo piccoli di fronte all’universo. Ma è anche un invito a lasciarsi andare, a vivere ogni attimo per quello che è, senza paura. L’Islanda ci stava già parlando, sussurrando il suo segreto: non cercare di controllare tutto, ma impara a danzare con gli eventi.

Siamo atterrati in un pomeriggio freddo d’estate e limpido, stanchi ma pieni di adrenalina. Ritirata la nostra Dacia 4×4, abbiamo affrontato le strade deserte, con quella sensazione di essere al confine del mondo. Ogni sera, per i prossimi dieci giorni, ci saremmo spostati in un nuovo alloggio, una nuova dimora temporanea, perché il viaggio stesso era movimento, cambiamento, trasformazione.

La prima passeggiata a Reykjavik è stata un incontro con il freddo, un freddo che non era solo fisico, ma quasi spirituale, un test alla nostra preparazione e alla nostra resistenza. La città ci ha accolti con il suo vento gelido, come a metterci alla prova. Abbiamo raggiunto la Hallgrímskirkja, quella cattedrale imponente che sembra sorgere dal terreno come una roccia plasmata dal vento e dal fuoco. Ma non eravamo pronti, né fisicamente né mentalmente, per affrontare tutto questo. La stanchezza del viaggio e la morsa del freddo ci hanno spinti a ritirarci. A volte, bisogna saper cedere al momento, lasciar andare le aspettative e accettare che non tutto può essere vissuto come lo avevamo immaginato.

La nostra stanza ci ha accolti con il suo calore. È sorprendente come un luogo così semplice possa diventare un rifugio. Dopo una giornata passata a combattere gli elementi, quella stanza era più di un riparo; era un abbraccio, una tregua dalla lotta. Il piccolo Loris, vinto dalla stanchezza e dal freddo, si è addormentato subito, senza nemmeno cenare. In quei momenti, ci si rende conto di quanto siamo fragili e quanto, a volte, la cosa più importante che possiamo fare è riposare.

Ci siamo infilati sotto le coperte, ognuno di noi perso nei propri pensieri. Il viaggio, ci dicevamo, non è fatto solo di paesaggi mozzafiato e momenti perfetti. È fatto di fatica, di adattamenti, di momenti in cui devi accettare il freddo, la stanchezza, l’imprevedibilità. Ma proprio lì, nel cuore di quella notte silenziosa, abbiamo sentito che eravamo esattamente dove dovevamo essere. L’Islanda non ci avrebbe concesso nulla facilmente, ma ci avrebbe mostrato qualcosa di più grande: la bellezza della lotta, la poesia del cambiamento, e la verità che, a volte, il viaggio più importante è quello che fai dentro di te.

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