Reportage of my life
Reportage of my life
Prima di scorrere verso il basso e vedere le foto ti racconto il mio concetto di fotografia.
<<Ho sempre apprezzato ogni forma d’arte e la prima parte della mia vita è stata più orientata alla pittura e al disegno. Facevo qualche ritratto in mezzo a tanti paesaggi. Così è stato anche per la fotografia. Acquistai la mia prima reflex all’età di vent’anni e da autodidatta iniziai a usarla ogni volta che se ne presentava l’occasione. Quando ho compiuto trentadue anni, la mia vita ha subito un cambiamento radicale. La fine di una vecchia relazione e l’inizio di un nuovo amore hanno trasformato anche la mia attenzione per i soggetti da fotografare. Così, in una fase per me di grandi novità, per una serie di coincidenze legate alla mia professione -nella vita non faccio il fotografo a tempo pieno -, ebbi più libertà e mi dedicai alla mia vena più creativa. Con l’arrivo del nostro secondo figlio, decisi di iscrivermi e frequentare dei corsi presso la scuola La Bottega della Luce di Cagliari. Imparai tanto, ma più mi esercitavo più capivo che producevo immagini per piacere agli altri. Grazie anche a quelle lezioni, mi divenne più chiaro cosa inquadrare e come farlo. Compresi presto che la mia strada era quella di raccontare ciò che accadeva nella mia vita – la famiglia che si allargava, i sentimenti tra noi – e volevo farlo anche usando la scrittura. Era importante che restasse traccia dei momenti che vivevamo per restituirli ai miei figli in futuro.
Loro sono diventati i miei modelli. Ogni volta che scatto fotografie alla mia famiglia, nella mia testa immagino che loro, riguardando se stessi, ricorderanno le tappe più preziose della nostra vita e della loro infanzia. Momenti diversi, in casa, in vacanza, in campeggio, ovunque si presentasse un’occasione. La fotografia è sempre messa in relazione con la nostra memoria, non trovate?» <<Dopo le sperimentazioni dei princìpi, dopo i primi ritratti, ho inconsciamente trovato una strada e cambiato anche il mio stile, cercando una coerenza cromatica e capendo come comporre le mie narrazioni. Oggi ho tre figli e non escludiamo l’arrivo del quarto. Si chiamano Jonathan, Nataliie e Loris. I bambini bisogna farli partecipare al momento dello scatto. A volte è necessario convincerli con qualche incentivo, con un regalino, altrimenti sono restii a lasciarsi inquadrare, si stufano e scappano vìa. Dieci mesi dopo la nascita della seconda bambina ho deciso di rendere pubblico il mio progetto condividendo a poco a poco le immagini su Instagram accompagnandole spesso da dei racconti. Ho realizzato anche un sito per non perdere questo materiale prezioso. Non ho molti follower, al momento, ne avevo di più sul vecchio account, ma non è un problema. Sto facendo questo percorso più per noi. Ritengo che la tappa finale del nostro viaggio potrebbe essere un libro. Vorrei trasferire tutto su carta per far vivere la fotografia fuori da un computer, renderla tangibile come un album dei ricordi, una raccolta che rimanga per sempre».
Scrivimi un messaggio cliccando sul seguente link – contattami – se le foto ti sono piaciute, ti piace il mio progetto, vuoi qualche consiglio, insomma non esitare.
Se vuoi vedere molte delle foto che ho scattato negli ultimi 4 anni, ti consiglio di dare uno sguardo alla galleria del mio profilo instagram cliccando sul “link“
La cosa migliore che un padre può fare per i suoi figli è amarne la madre.
(Henry Ward Beecher)